di Dennis Salvetti
Un anno è passato da quando i primi manifestanti si mossero nelle piazze spagnole attanagliate dalla crisi a ridosso delle amministrative. Movimento che prendeva spunto anche dalla cosiddetta "Primavera Araba", che infiammò le coste nordafricane del Mediterraneo, al grido di "Democracia Real YA!" (Repubblica). Da lì il fenomeno si è esteso a macchia d'olio in tutto il mondo occidentale (es. Occupy Wall Street). Un anno dopo la situazione non sembra migliorata. Sono cambiati governi, sono crollati partiti, ma la crisi attanaglia ferrea tutti i paesi. Non è bastato il "Superpremier" Monti a riassestare i conti pubblici, ma si sa dopo decenni di malcostume, non solo berlusconiano, è difficile scalfire la granitica crosta di mafie e mafiette che bloccano l'Italia nei pochi mesi dall'incarico.
Al di là dell'Italia sconvolgimenti ci sono stati in tutta Europa: le elezioni spagnole con la netta imposizione dei conservatori popolari del PP, le elezioni amministrative italiane in contemporanea con le presidenziali in Francia, le politiche in Grecia e le regionali dello Schleswig-Holstein, nonché le elezioni in Serbia. I veri vincitori di queste elezioni si sono dimostrati i movimenti euroscettici e gli astenuti (se possono essere considerati vincitori). L'austerità "imposta" dalla Germania ha influito, insieme ai decennali problemi che l'integrazione europea si trascina su questo voto, però non vuol dire necessariamente che bisogna bloccare gli sforzi per UN'Europa, ma che di quest'Europa ci si sente spesso estranei e la si vuole e deve costruire assieme (sembra, da un sondaggio, che in Grecia l'ipotesi di uscire dall'Europa e tornare alla dracma sia ancora, per ora, poco condivisa, con l'invito, piuttosto, ai partiti che hanno governato negli ultimi quattro decenni di riformarsi, cosa peraltro chiesta anche in Italia).
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