di Francesco Mancin
(leggere fino in fondo)
Fino al 30 luglio (proroga) ci potrà recare nel proprio comune di residenza per firmare a favore della presentazione del quesito referendario che chiede, attraverso l'abrogazione dell'articolo 2 della legge n. 1262 del 1965, la revisione delle regole di calcolo delle indennità (non dello stipendio, ma delle intgrazioni economiche a questo, presunte cospicue) per tutti i parlamentari.
Come scrive uno dei siti promotori, IntermarketAndMore (sito consigliatissimo per capire il delicato e complicato mondo della finaza globale recente, link), "E’ solo un piccolo passo, visto che tutta questa legge meriterebbe una bella spolveratina, ma è pur sempre un passo necessario per far partire il movimento di rivolta popolare pacifica contro gli stipendi pagati al mondo della politica".Ci si propone
di abrogare la legge nella parte dell'articolo 2:
Ai membri del Parlamento è corrisposta inoltre una diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma. Gli Uffici di Presidenza delle due Camere ne determinano l’ammontare sulla base di 15 giorni di presenza per ogni mese ed in misura non superiore all’indennità di missione giornaliera prevista per i magistrati con funzioni di Presidente di Sezione della Corte di Cassazione ed equiparate; possono altresì stabilire le modalità per le ritenute da effettuarsi per ogni assenza dalle sedute e delle Commissioni.Nonchè di chiedere l'appicazione della legge n.352 del 1970, che detta regole in materia di formulazione e svolgimento del referendum. Il riferimento apportato dal comitato promotore è una pura formalità, pertanto non siglificativo ai fini della discussione.
L'invito è di andare a firmare, sappiate che è un vostro diritto e che, nonstante l'indisponenza di alcuni uffici comunali impigriti dalla burocrazia, non ci sono scuse istituzionali che tengano.
Tuttavia questo quesito presenta numerose insidie, che ritengo diverranno ostacoli pressochè insormontabili al fine di superare il vaglio della Corte di Cassazione.
Se si legge attentamente, si noterà che l'articolo presenta due profili di regolamentazione:
- la questione delle indennità: si tratta di prevedere l'abrogazione del rimborso spese per il soggiorno nella capitale. Questo perchè il parlamentare dovrebbe partecipare ai lavore della propria camera. Ebbene due sono i problemi: l'abrogazione tout court non permette di identificare una valida alternativa. Lo stipendio di un "comune" lavoratore è composto dalla remunerazione base per il proprio lavoro, più tutto ciò che si aggiunge alla busta paga in termini di premi, mensilità aggiuntive, ed anche i rimborsi. Rimborsi che rappresentano un diritto del lavoratore. Quale è ,comunque, anche un parlamentare. Certo, il senso di equità porterebbe a fare un discorso di giustizia generica: tanto prendono e potrebbero quindi pagarsi anche le spese. Ma dubito che la Corte di Cassazione, estremo garante dell'uguaglianza formale e sostanziale, possa trascendere i propri principi anti-discriminatori. Ricordiamoci che sono gli stessi principi che hanno invalidato il legittimo impedimento. Infine la Corte non può permettersi di abrogare un pezzo di legge lasciando un palese vuoto normativo: è strutturalmente non ammissibile (la maggior parte dei referendum vengono cassati per questo, e non per elusione della volontà popolare!) e decreterebbe una libertà indiscriminata a favore del parlamento, legittimato a questo punto anche a promulgare una legge meno restrittiva;
- la questione delle assenze. ATTENZIONE!: abrogare tutto l'articolo due vuol dire anche eliminare il principio di ritenuta remunerativa per le assenze nei lavori parlamentari! E se guardate le desolanti e numerose foto del parlamento vuoto capite bene quanto questa misura possa essere assolutamente controproducente. Oltre ad un secondo formale problema di vuoto normativo.
Pertanto non cadiamo nella tentazione di attaccare la "cattiva" magistratura, che spesso opera su una sottile linea di confine che è il bilanciamento tra l'isituzione ed il popolo che ad essa ha STORICAMENTE delegato il potere.
2 commenti:
Tipico referendum del cinquestellista di turno, tipico approfondimento (il tuo) che egli non fa...
andare a firmare è un diritto democratico, proporre un referendum pure... ma questo non significa che sia intelligente proporre referendum per sostenere la fine dei sandali con i calzini...
l'hai scritto in politichese di tuo pugno o ti sei servito di un interprete? a parte gli scherzi, un po' cervellotico il ragionamento ma in ogni caso ho capito un po' di più rispetto al vuoto a cui i mass media (di destra e sinistra) ci hanno abituato..
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