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giovedì 27 febbraio 2014

Le regole del gioco

di Edoardo Marcarini


“Qualcuno sa dirmi cosa siano le regole?”
“Degli obblighi!”
“Nemmeno per sogno”

Come si può render cosciente dell'importanza delle regole un ragazzino se nemmeno l'adulto, col compito di educarlo, non solo non le rispetta, ma non ha neppure chiara la loro funzione?
Questo il fulcro dell'intervento di Gherardo Colombo, ex magistrato, all'incontro regionale degli scout adulti organizzato a Mantova dal CNGEI lo scorso Sabato. Il suo modo di fare è accattivante e coinvolgente, perfetto per affrontare un tema così delicato con una platea varia in cui, sicuramente, si nascondevano dei convinti esperti di educazione.
L'importanza delle regole, che non sono solamente la raccolta degli obblighi, ma prima ancora l'insieme dei diritti, è spesso offuscata dall'imposizione dell'osservanza. Un ragazzo di dodici anni reagisce al divieto remandoci contro. D'altronde a nessuno piace sentirsi dire “non puoi” perché suona come proibizione categorica, limitazione o sfida.

Il primo passo per sensibilizzare i giovani, insiste Colombo, è sicuramente interiorizzare ciò che si predica ed essere l'esempio materiale di ciò che gli si chiede di fare. Se già osservando il suo punto di riferimento un ragazzo nota punti deboli e tentennamenti, gli sarà poi difficile convincersi che ciò che gli si chiede sia giusto.
In secondo luogo è necessario far comprendere che le limitazioni sono necessarie al lieto vivere e al rispetto della cittadinanza. Chiaramente la lezione frontale è nuovamente il metodo sbagliato: se si fa giocare un ragazzino, invece, facendogli rivestire il ruolo della vittima, allora qualcosa in lui può scattare.
Il sentirsi parte di una collettività lo si deve provare sulla pelle. Se manca il senso di appartenenza è difficile che il rispetto dei luoghi e delle risorse a disposizione di questo qualcosa si riesca a cogliere e concretizzare. Nell'ambito scout è forse più semplice, ma il magistrato ha invitato ognuno di noi ad essere esempio di cittadinanza per tutti, con o senza uniforme.
Un sistema zoppicante lo si risalda sulle basi di una costituzione ignorata, sul credere in valori di cui si diviene simbolo e non profeta, ragionando in favore del bene comune, anche a costo, all'occorrenza, di farsi obiettori di coscienza.

Lavorare sui più giovani è fondamentale, perché questi concetti sembrano sempre più vaghi e deboli agli occhi delle nuove generazioni: è compito tuo, è compito mio.

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