di Edoardo Marcarini
“Qualcuno sa dirmi cosa siano le regole?”
“Degli obblighi!”
“Nemmeno per sogno”
Come si può
render cosciente dell'importanza delle regole un ragazzino se nemmeno l'adulto,
col compito di educarlo, non solo non le rispetta, ma non ha neppure chiara la
loro funzione?
Questo il fulcro dell'intervento di Gherardo Colombo, ex magistrato,
all'incontro regionale degli scout adulti organizzato a Mantova dal CNGEI lo
scorso Sabato. Il suo modo di fare è accattivante e coinvolgente, perfetto per
affrontare un tema così delicato con una platea varia in cui, sicuramente, si
nascondevano dei convinti esperti di educazione.
L'importanza delle regole, che non sono solamente la raccolta degli obblighi,
ma prima ancora l'insieme dei diritti, è spesso offuscata dall'imposizione
dell'osservanza. Un ragazzo di dodici anni reagisce al divieto remandoci
contro. D'altronde a nessuno piace sentirsi dire “non puoi” perché suona come
proibizione categorica, limitazione o sfida.
Il primo
passo per sensibilizzare i giovani, insiste Colombo, è sicuramente
interiorizzare ciò che si predica ed essere l'esempio materiale di ciò che gli
si chiede di fare. Se già osservando il suo punto di riferimento un ragazzo
nota punti deboli e tentennamenti, gli sarà poi difficile convincersi che ciò
che gli si chiede sia giusto.
In secondo luogo è necessario far comprendere che le limitazioni sono
necessarie al lieto vivere e al rispetto della cittadinanza. Chiaramente la
lezione frontale è nuovamente il metodo sbagliato: se si fa giocare un
ragazzino, invece, facendogli rivestire il ruolo della vittima, allora qualcosa
in lui può scattare.
Il sentirsi parte di una collettività lo si deve provare sulla pelle. Se manca
il senso di appartenenza è difficile che il rispetto dei luoghi e delle risorse
a disposizione di questo qualcosa si riesca a cogliere e concretizzare.
Nell'ambito scout è forse più semplice, ma il magistrato ha invitato ognuno di
noi ad essere esempio di cittadinanza per tutti, con o senza uniforme.
Un sistema zoppicante lo si risalda sulle basi di una costituzione ignorata,
sul credere in valori di cui si diviene simbolo e non profeta, ragionando in
favore del bene comune, anche a costo, all'occorrenza, di farsi obiettori di
coscienza.
Lavorare sui più giovani è fondamentale, perché questi concetti sembrano sempre
più vaghi e deboli agli occhi delle nuove generazioni: è compito tuo, è
compito mio.
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