di Sara L.
“Allora Sara, ci vediamo domenica a
Rovetta?” la domanda mi viene buttata lì con naturalezza da due
colleghi, in due giorni diversi; lo stupore che si disegna sui loro
volti al mio “No, non posso...” è però molto simile. Entrambi
passano rapidamente dall'incredulità verso la mia negligenza
militante a un'espressione di disapprovazione: prima che attacchino
con un tentativo di convincimento però, ho il tempo di motivare la
mia assenza, che voglio condividere anche coi lettori del blog.
Prima però un breve cenno per chi non
sapesse di cosa si sta parlando: tra il 27 e il 28 aprile 1945
vengono uccisi 43 soldati della RSI appartenenti alla Legione
Tagliamento: fu un'esecuzione sommaria, derubricata nel processo del
1950 come “azione di guerra”. I fatti sono controversi, ciò che
è certo è che domenica, come ogni anno, Rovetta diventerà meta di
migliaia di nostalgici neofascisti che celebreranno il ricordo dei
caduti tra croci celtiche e saluti romani, concretizzando uno dei più
grandi raduni di questo tipo in Italia.
Per manifestare contro questa triste
adunata ogni anno viene organizzata una marcia, guidata da ANPI,
Centri Sociali, associazioni antifasciste: i miei colleghi mi
chiedevano dunque se mi sarei unita a chi salirà le nostre montagne
per protestare contro un raduno che rappresenta un'offesa a quegli
stessi valori alla base della nostra Costituzione e al sacrificio di
chi ha lottato per il Paese
E ora veniamo al motivo della mia
assenza, che sarà lo stesso (o almeno uno dei motivi) di altri due
redattori: anche noi saremo in marcia, anche noi percorreremo
sentieri di montagna, la nostra sarà una salita abbastanza
impegnativa (almeno 4 ore di sentiero) per accompagnare i nostri 30
ragazzi degli scout, tra i 12 e i 16 anni, al rifugio della Malga
Lunga. Lo facciamo per far percorrere loro i sentieri della storia
partigiana, per raccontare loro una storia nobile: quella della lotta
partigiana in Italia, dei partigiani bergamaschi, della 53° Brigata
Garibaldi e del suo tenente, Giorgio Paglia. Una storia di amore per
il proprio Paese, di senso del sacrificio, di voglia di giustizia, di
lotta contro l'oppressore... quella storia che termina con il fiero
“o tutti o nessuno” con cui il tenente Giorgio rifiutò la grazia
e chiese di essere fucilato prima dei suoi compagni.
Essere alla Malga e non essere a
Rovetta è un altro modo di fare memoria, senza voler creare una
scala di “modi migliori”. Vedo nei miei ragazzi un bisogno di
credere, di sognare, un bisogno di eroi veri, fieri, coraggiosi...
con l'esempio del tenente Giorgio e dei suoi compagni voglio che
crescano con l'idea che si può e si deve lottare per un mondo
migliore, che per crearlo a poco serve lamentarsi, bisogna essere in
prima linea, sporcarsi le mani...
E allora, quando domani sera saremo
sotto il portico della malga, a sentir raccontare queste storie so
già che mi monteranno dentro orgoglio e commozione... e una
sensazione forte che vale la pena spendere del tempo per aiutare a
far diventar grande una generazione che muoverà i suoi primi passi
di antifascismo sui sentieri della 53°...
BERGAMO E' ANTIFASCISTA
1 commento:
e allora buona uscita a voi e ai vostri ragazzi...non c'è captcha che mi possa fermare dall'augurarvelo
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