di Dennis Salvetti
No, non preoccupatevi voi che mi conoscete, non ho avuto
una “caduta” nella religione o peggio (bigottismo ad esempio). Semplicemente mi andava di scrivere
due parole su un argomento tra i più controversi e dibattuti da quando l’umanità
ha cominciato a pensare ad oggi. La divinità appunto, con tutti i fenomeni
annessi e connessi.
Quella che esprimo è una mia opinione assolutamente criticabile
e discutibile, non pretendo (né pertanto intendo) fare teologia o
filosofeggiare sull’argomento. Non intendo fare nemmeno una gerarchia di
teologie discriminando in primitive e “moderne”.
Ma veniamo al dunque.
Indubbiamente l’uomo ha bisogno di credere in qualcosa,
anche solo un’idea, che lo sostenga durante la quotidianità, che lo conforti
nelle avversità e che lo faccia sperare in un futuro positivo. Di qui le
credenze di tipo animistico: tutto è dotato di una forza interiore che sostiene
e conduce.
Questo tipo di credenze poi si sviluppano e mutano,
prendono forma e diventano “concreti”, non sono più forze arcane e misteriose,
diventano esseri fisici con visi, atteggiamenti e pensieri e poteri. I fenomeni
fisici e non sono spiegati tramite le
azioni di queste divinità: il dio è irato e scaglia la folgore o semina
pestilenze, il dio è soddisfatto e fa vincere la guerra o rende fertili animali
e campi …
A questo punto comincia a formarsi una gerarchia di
divinità: c’è il padre degli dei e la sua compagna, ci sono i loro figli (quasi
sempre incestuosi), i fratelli e via discorrendo. Chi ha “deleghe” al mondo dei
morti, chi alle arti, chi alla conoscenza ecc. Gli dei sono animati da idee di
sopraffazione e conflitto, e si scatenano le guerre tra questa e quest’altra
divinità.
A seconda della comunità emerge il tal dio o il talaltro.
Queste divinità “predilette” (o privilegiate) rafforzano il proprio “potere”
sulla comunità (segno che si stanno creando centri di potere ed istituzioni che
vogliono emergere dalla condizione di sudditanza rispetto la religione ufficiale)
e comincia a formarsi il nucleo del monoteismo.
Le divinità monoteiste “esercitano” la propria divinità
in esclusiva, pretendendo di essere il vero ed unico dio esistente per tutta la
comunità, prima, e per tutta l’umanità (e addirittura l’universo), poi.
Questo mi appare ad un’analisi svolta rozzamente e
velocemente (in particolare durante una notte insonne). Un dio di amore e compassione che esige obbedienza cieca ed
assoluta ai suoi “figli”.
Questo mi porta a pensare: non credo in un dio egoista ed
avaro, che pretende di avere in esclusiva la qualità di “divinità” e obbliga i
suoi “figli” a pagare esosi tributi per soddisfare la propria cupidigia. Non credo
in un dio che a seconda degli umori e delle offerte e delle preghiere dispensa
favori e punizioni come un qualsiasi tiranno. Che giustifica la sofferenza con
la promessa di una vita futura od oltremondana privatene.
Troppo umano, decisamente troppo umano.
Se c’è un Dio in cui credere, credo in quella forza
divina che pervade tutto, che ci circonda e riempie di energia e brulicante
vita. Quel Dio rappresentato dalla maestà della vita in sé ed in tutti i suoi
fenomeni, dai più spettacolari ai più semplici. Quel Dio che ci fa osservare il
mondo con stupore e meraviglia di bambino.
Tutti gli altri sono, appunto, solo tiranni.
Di seguito le stupende parole di Shlomo, il pazzo del
villaggio di “Train de Vie” (Radu
Mihaileanu): Discorso del pazzo
1 commento:
Un dio che ha promesso di salvare l'umanità, un dio che ci ha resi suoi figli, un dio che ha sofferto la croce per essere vicino a tutti gli uomini che soffrono, un dio che è risorto perchè anche noi risorgessimo. Grazie Dennis.
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