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sabato 19 maggio 2012

OMOSESSUALITA', COSA CI VUOI FARE? (cit.)

di Sara L.


Come promesso e preannunciato intendo portare al blog e ai suoi lettori il mio contributo alla discussione seguita al convegno “omosessualità: nodi da sciogliere nelle comunità capi”, che tanti dibattiti ha scatenato, ancha a causa del superficiale approfondimento sulle maggiori testate del Paese.
Premetto che nella formazione di questa visione si intrecciano in me diversi livelli interpretativi: l'essere nata alla fine degli anni ottanta, il vivere serenamente la mia identità di genere e identità sessuale, l'essere capo scout di ragazzi tra i 12 e i 16 anni da diverso tempo, l'essere un'operatrice sociale. Di questo tema ho letto, ascoltato, dibattuto tanto, anche negli istituzionali percorsi formativi che l'AGESCI stessa propone ai suoi capi. 
Ciò premesso quindi quella che do è la mia personale (e non associativa!) opinione, come già dichiarato non mi piacciono i proselitismi, ma che lo si voglia o no, che sia giusto o meno per la posizione che ricopro, io la penso così e non ho nessun problema ad esplicitarlo: a chi mi biasimi per questo rispondo che ci sono sport più divertenti che crucciarsi perchè qualcuno la pensa diversamente e magari quel qualcuno cresce i tuoi figli, o che invece di prendersela tanto che vada a divertirsi col proprio compagno/a etero o omo... sarete contenti in due e il mondo ne guadagnerà in good vibes.
Detto questo, salto la premessa di metodologia psico-sociale con cui ognuno può analizzare ciò che è differente da sé utilizzando un approccio normativo o pluralista (c'è chi come i relatori utilizza il primo metodo, io preferisco il secondo...) e ricordo innanzitutto che il metodo educativo scout è sempre stato attento alle differenze, considerandole risorsa e ricchezza: l'obiettivo è quello di aiutare a crescere ragazzi e ragazze, perchè diventino persone pienamente realizzate, buoni cittadini, persone significative per se e per gli altri.
L'AGESCI ha spesso anticipato con coraggio gli indirizzi della Chiesa e il fatto di trattare PUBBLICAMENTE il tema dell'omosessualità e degli interrogativi che porta con sé all'interno di un'associazione giovanile è un'ulteriore dimostrazione di coraggio e senso di responsabilità.
Detto questo non intendo qui commentare le posizioni dei relatori del convegno, vi propongo semplicemente la mia... ritengo sostanzialmente che non sia ragionevole pensare che la condizione personale di un soggetto, dalla fede politica (fatta eccezione per il fascismo e, aggiungerei io, le derive ad esso affini, esplicitamente abiurato dal nostro Patto Associativo) all'inclinazione sessuale, sia in sé e per sé una discriminante per determinare se esso sia un buon capo oppure no. La valenza educativa non deriva dalla testimonianza di tale condizione personale, non è concepibile il fatto che essa sia da ostacolo alla capacità di contribuire alla crescita di uomini e donne fiduciosi nel futuro, attenti, attivi e gioiosi. Non è infine concepibile che sia possibile educare all'eterosessualità o all'omosessualità, che per antonomasia non sono concetti apprendibili!...altrimenti non esisterebbero gli omosessuali, in fondo chi di loro è stato educato all'omosessualità? Non è sicuramente con il mio esempio di eterosessualità che educo le mie ragazzine al fatto che a loro “devono” piacere i ragazzi: a loro piacciono comunque!
Un piccolo appunto sul coming out infine: per lo stesso motivo di cui sopra non credo che per qualsiasi “ragione d'esempio” il capo debba nascondere il proprio orientamento sessuale ai ragazzi, fermo restando che le spettacolarizzazioni sono più una questione di buon gusto che di merito.
Credo che come qualsiasi altra scelta, non debba essere nascosta: la lealtà non è in fondo la base del rapporto capo-ragazzo? Noi capi educatori pretendiamo la lealtà fin dal lupetto, la nostra associazione ne fa un articolo della Legge: noi ce la sentiamo di metterla in pratica?

Infine un piccolo appunto che credo sarà gradito soprattutto dai maniaci della “normativa”: nessun passo o articolo dello Statuto, del Patto Associativo, del Regolamento e del Regolamento Metodologico opera discriminazioni in base all'orientamento sessuale... tutto il resto sono arzigogolate elucubrazioni mentali...

3 commenti:

Vicky Rubini ha detto...

Sara for president.

Dennis Salvetti ha detto...

Ed intanto a New York un possibile nuovo sindaco potrebbe essere omosessuale http://www.repubblica.it/esteri/2012/05/20/foto/nozze_gay_per_quinn-35544622/1/?ref=HREC1-10

Giovanni Bonalumi ha detto...

ebbrava sara!! Meno "l'eco di bergamo" e più "Spogliatevi!" farebbe bene ad un sacco di gente!!

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