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lunedì 23 aprile 2012

Musica a scuola, e il resto?

 di Vicky Rubini

L’ora di musica a scuola? Importante come quella di italiano, di storia o di geografia. O forse di più, dicono i neuroscienziati. Perché ascoltare Beethoven, imparare a suonare uno strumento o a cantare una canzone hanno un’influenza importante sullo sviluppo sensitivo e cognitivo dei bambini e dei ragazzi. E potrebbe anche costituire un buon sistema per curare persone con disturbi del linguaggio come i dislessici o addirittura gli autistici. Musica e percezione del linguaggio, infatti, hanno a che fare sia con il con il sistema nervoso sensitivo che con i più alti centri cognitivi del cervello. (Corriere della Sera)



Ebbene sì: come si può uscire dalle ''superiori'' senza sapere chi è Dante? E allo stesso modo come si può, senza conoscere Michelangelo, o Giotto? E come invece senza Giuseppe Verdi? Come si fa a saper scrivere in italiano, magari un italiano eccellente!, senza conoscere gli eroi della nostra letteratura? Perché permettono di dimenticare Beethoven? Che nervi, se penso che lui è morto mentre tanti cretini ancora vivono...
Fare musica a scuola vuol dire aggiungere e riempire un altro cassettino del cervello, sì, ma anche e soprattutto fargli cambiare aria ogni tanto, cambiargli le tende, spruzzarci un profumo fresco, ora dopo ora. E poco importa se durante l'ora si ascolta, si canta o si suona, fa niente se si battono le mani e basta, a tempo. La musica si vive, si ascolta con la pancia, ti rimescola le budella e ti fa affrontare l'ora di matematica con più leggerezza, e non solo in senso metaforico. Eppure in Italia, escluso l'esclusivo liceo musicale, la musi è stata esclusa dai programmi curricolari. Come mai? Materia poco importante, come la geografia e il diritto. L'importante è sapere il resto.
E il resto, allora?

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