di Dennis Salvetti
Puntuale come ogni domenica, il dubbio attanaglia le mie
viscere: di che parlare? Come argomentare un articolo senza scadere nel banale
(quello lo fanno in molti, meglio astenersene)? O meglio una simpatica
vignetta? Sorvolando su queste inutili domande a cui generalmente chi legge
poco importa, meglio invece andare a scrutare cosa emerge in questi giorni e
che cosa ci aspetta (o vi dovrebbe aspettare) nell’immediato futuro.
Bene. O meglio, male. Poiché sembra, cioè, è sicuro che
economicamente sarà un altro anno da dimenticare, tra concorrenza estera, euro (ed
Europa) in subbuglio (di cui i giornali poco si interessano assorbiti nella
tenzone tra i candidati Presidenti del Consiglio), tasse su qualsiasi cosa,
imprese e consumatori non si aspettano nulla di positivo per quest’anno. O almeno
così emerge dai sondaggi (che, bisogna ricordare, per quanto puntigliosi e
fatti bene, vanno presi con le pinze e mai, sottolineo, MAI presi per verità
assolute, come forse in molti non sanno o “dimenticano”). Unica nota positiva:
potrebbe essere il fondo prima della risalita (speriamo).
Il fronte politico si apre con “buone” notizie: la Lega
ritrattando tutto ciò che aveva detto e sostenuto negli ultimi 14 mesi si allea
per l’ennesima volta con il cavaliere di Arcore. C’era da aspettarselo? Probabilmente
sì. Se difficilmente finiranno a formare un altro esecutivo, sicuramente
costituiranno uno scoglio all’opposizione. E intanto “Darth Cribbius” solleva
polveroni, non la smette con le apparizioni tv (e si lamentano di Monti, bah…) e
recupera punticini importanti, soprattutto al Senato, dove sembra in
discussione una maggioranza (cosa già vista nel 2006) grazie ad una legge
porcata che nessuno ha avuto le palle di cambiare (infatti chi vince ha sicuri
il 55% dei seggi alla Camera, mentre chi non vince può avere la possibilità di
fare attività di disturbo al Senato, visto che vige l’oramai vetusto bicameralismo
perfetto). Intanto si moltiplicano come funghi i contrassegni (e le relative
liste) elettorali da un ultimo conteggio si sarebbe arrivati a circa 200
simboli di partiti o presentatisi tali. Con un M5S in calo che paga un forte
attacco da molti politicanti, da “correnti” interne (ricordiamo che è un
non-partito, con non-candidati, che fanno non-politica), e dalla stampa (nonché
dai maligni media televisivi). Personalmente il fare non-politica è una boiata,
anche solo come termine da utilizzare (piccolo appunto personale, sono accette
critiche, come ovvio che sia). Il centrosinistra pare nel frattempo essersi
addormentato, forse già pago dell’audience acquisito con le primarie, ma ci
pensa Vendola a tenere la tensione alta, sostenendo un futuro governo di centro
sinistra, basato sui risultati delle primarie, senza inciuci pre-elettorali “alla
carlona”. Perde qualcosa a causa della cosa rossa, pardon, arancione creata
dagli ex magistrati de Magistris, Ingroia e di Pietro, più altri vari esponenti
della società civile appartenenti all’area della sinistra radicale. Il centro
si coalizza attorno ad un Monti galvanizzato (e magari “umanizzato”, un po’
meno Monti-bot) dalla candidatura ad un successivo esecutivo. Sembra difficile
che si vedrà di nuovo un governo Monti, ma avrà sicuramente un peso, almeno al
Senato. All’esterno un pulviscolo di liste e listini che difficilmente avranno
un qualsivoglia peso politico.
Per quanto riguarda oltre i confini italiani, l’Europa si
prepara a due importanti test elettorali: uno, sopra accennato, a febbraio con
l’Italia; l’altro in autunno in Germania. In Francia continua la fuga dei
ricchi (e super ricchi) che dovrebbero pagare una (forse almeno un pochino)
poco equa supertassa del 75% (sembra quasi sulla falsa riga del criticatissimo
manifesto di Rifondazione del 2006/2007 “Anche i ricchi piangano”), tra l’altro
bocciata dal Conseil constitutionnel.
Fuori dall’Europa
il mondo è decisamente troppo vario e vasto per essere riassunto in poche
righe. Basti sapere che in Siria i combattimenti proseguono aspri e che numerose
sono le defezioni al regime, il “riavvicinamento” di Assad per una
pacificazione è suonata come una dichiarazione di guerra. In India proseguono estese
e partecipate le manifestazioni a sostegno delle donne, e il giudizio pendente
sui marò italiani è ancora impantanato, più per pressioni politiche che per
altro. Intanto un nuovo (ennesimo) scenario di guerra si affaccia sul più
antico dei continenti (l’Africa per intenderci): l’aviazione francese seguita a
bombardare estremisti islamici in Mali, tra le rassicurazioni di Hollande. In
Libia un attentato ha colpito il Console generale italiano a Bengasi, Terzi
rassicura per quanto riguarda la stabilizzazione nell’area e un intervento italiano.
Negli Stati Uniti sembra scongiurato il rischio “fiscal cliff”, ossia lo
sconquasso delle casse statali paventato da fior fior di economisti, che
avrebbe dato il colpo di grazia alle provate economie occidentali. Purtroppo non
sono a conoscenza dei risultati raggiunti dal summit ONU a Doha sul cambiamento
climatico che avrebbe dovuto sostituire il protocollo di Kyoto, qualche anima
pia un po’ più “green” (visto che fa figo usare parole inglesi) spero se ne
interesserà (perdonate il mio apparente poco interesse, ma tendo ad essere più
coinvolto da altri campi, e molto, ma molto distratto).
“Tornando a casa”
le ultime novelle sono la commemorazione del disastro del Giglio e dei 32
morti, causati dalla stupidità umana più che da un semplice errore, è palese ed
ovvio che se una nave di quelle dimensioni passa tra gli scogli succede quel
che succede (ed è infatti è sucesso), evidentemente non tutti sono della mia
medesima opinione.
Ancora più da
vicino ci riguardano due recenti avvenimenti accaduti in Bergamo e provincia. Primo
l’arresto e i domiciliari del presunto (tanto vale ricordare che l’imputato
rimane “non colpevole” fino a sentenza definitiva) stupratore della ventiquattrenne
a Bergamo. Nella sera gli ultras si sono scatenati per chiedere “giustizia” e
la revoca dei domiciliari (gli stessi ultras che per anni hanno infiammato e
non solo metaforicamente la curva e le vie di Bergamo prima durante e dopo le
partite). E secondo l’agguato del commando che ha ammazzato il gestore di un
locale a Cortenuova.
Questo emerge
leggendo i giornali ed ascoltando i maggiori mezzi di informazione. Davvero un
bel mondo, non trovate? Quello che non emerge, o meglio emerge andando a
leggere i commenti alle notizie, è che la gente appare più sconfortata ed
esaltata. Mi capita spesso di leggere commenti del tipo “ma tanto nulla cambia”
“tanto sono tutti ladri” “tanto non serve a nulla” e così via a tal guisa. È decisamente
sconfortante leggere tali parole, sembra che non si creda più a nulla. E tutto
ciò mi fa (perdonate la scurrilità) incazzare e non poco. Davvero abbiamo
motivo di abbandonare la speranza di riuscire a concludere qualcosa? Davvero dobbiamo
solo limitarci ad osservare con sguardo superficiale il mondo che scorre
impietoso senza agire se non di inerzia? Pensieri di questo tipo alimentano lo
sconforto, il fare nulla perché nulla cambierà è una filosofia di vita che
aborro e che non possiamo permetterci di mantenere. Perché partire sconfitti
nello spirito non ci aiuterà certo a superare gli ostacoli. Forse la fine del
mondo sarebbe stata la soluzione migliore: di fronte a tanta pena meglio farla
finita e tanti cari saluti.
Sembrerà forse
semplice e un po’ ingenuo ma io mi ricordo di un detto popolare: “finché c’è
vita c’è speranza”.
p.s. un intervento che mi è piaciuto moltissimo: "2013, chi sale e chi scende" - Otto e mezzo, 02/01/2013
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